Celati percorre il delta del Po ̶ lo scenario in cui sono ambientati i racconti della raccolta Verso la foce ̶ su una corriera azzurra insieme a una trentina di persone tra amici e parenti. Li segue, in auto, l’amico e fotografo Luigi Ghirri, che li ritrae negli incontri con gli abitanti e i maggiorenti dei paesi visitati.
Luigi Ghirri con le sue fotografie ci ha insegnato a guardare le cose in modo affettivo. Gianni Celati ha collaborato con Ghirri per molti anni nello studio del paesaggio e in varie ricerche sul campo. Il documentario celebra la vita e le opere del fotografo attraverso i luoghi che più ha amato. Dalla “camera oscura” del castello di Fontanellato, le immagini prendono il volo in un viaggio attraverso le campagne di Reggio Emilia conservando il senso di una esplorazione in corso. Le pianure e le architetture tipiche di quelle zone, sono la chiave che ci permette di comprendere lo spirito dei luoghi, spirito che si manifesta quando un gruppo di amici si raduna per un banchetto all’aperto, in una serata primaverile, sulla riva del Po, con una proiezione delle foto di Ghirri...
La campagna intorno al fiume Po, dal Piemonte fino al delta, è costellata di casolari abbandonati. Il paesaggio circostante appare deserto, quasi del tutto privo di presenze umane. Gianni Celati documenta la tragedia e la perdita di valori in questo nuovo paesaggio di desolazione. Il documentario si sviluppa su diversi piani narrativi: la visita a una serie di “case che crollano”; il viaggio della troupe su un piccolo treno attraverso le campagne; la presenza di un narratore, lo scrittore inglese John Berger, che spiega il problema delle rovine nel nostro mondo; un monologo sul crollo della cultura contadina e l’abbandono delle vecchie case preparato da un’attrice, Bianca Maria D’Amato, insieme al suo regista, Alberto Sironi.
Come si vive in Africa? Le feste, il lavoro, i richiami dell’accoppiamento, il rapporto con i vicini, la religione: come Moravia e Pasolini negli anni ‘70, Gianni Celati scopre essenza e apparenza di un altro mondo. Con sguardo lieve, affettuoso e complice ci restituisce l'allegria e la pace, lo sfarzo delle vesti femminili durante le feste, lo sciamare dei bambini, la lenta e cauta sopravvivenza del villaggio di Diol Kadd, che conta duecento anime ed è governato soprattutto da donne. Non c'è nessuna idealizzazione, ma c’è senza dubbio la percezione di un tempo "diverso", di un tempo che parla con una voce di vento, che ci tocca da vicino.
1997. Mentre Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni dei C.S.I. viaggiano in Mongolia, Ferrario, dall’altra parte del medesimo parallelo (metà strada tra il Polo Nord e l’equatore), viaggia nella pianura padana con l’occhio del mongolo. Un film senza storia ma non senza un senso precisissimo, con immagini e atmosfere straordinarie, sottolineate dalla musica dell'ultimo album dei C.S.I. che sarebbe diventato di lì a poco un successo clamoroso.
La pianura emiliana fino alla foce del Po è situata a ridosso del quarantacinquesimo parallelo, a metà strada tra il Polo Nord e l’equatore. In questa terra di mezzo, i percorsi e gli itinerari di ricerca sono tanti. Il percorso della troupe segue una pista doppia: la ricerca di Sondolo, piccolo paesino del ferrarese da cui proveniva la madre di Gianni Celati, e il viaggio compiuto all’inizio del secolo dalla famiglia della donna per trasferirsi da Portomaggiore a Ferrara.